di Luca Nigro
Lo scorso secolo è stato un periodo bellicoso e terribile, durante il quale gli autoritarismi e le guerre l’hanno fatta da padroni. Gli italiani sono stati scossi dalle due guerre mondiali, soprattutto perché la prima si è svolta sul territorio italiano mentre la seconda, al suo termine, è sfociata in una cruenta guerra civile. Due date scuotono ancora oggi gli animi di molti italiani, in particolare i Romani: il 19luglio1943 e il 24marzo1944. In quel lontano giorno di un’afosa estate romana la capitale d’Italia fu bombardata dagli aerei statunitensi mentre il 24 marzo 1944 è tristemente noto per l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Lo spettacolo “Un giorno lungo un anno” di Claudio Morici racconta quegli eventi e li mostra al pubblico attraverso la storia di una famiglia semplice, comune, che affronta la guerra e le privazioni che ne derivano con forza e non poca ironia.
Il nucleo familiare nel quale siamo introdotti è quello di Cesare, padre di famiglia buono e sognatore interpretato dallo stesso Morici, Anna, moglie e madre di due figli che per i propri cari non si risparmia scadendo anche nell’illegalità e portata in scena intensamente dalla straordinaria Maria Teresa Di Gennaro, Enrichetto e Giuliana, i due giovani figli che hanno il volto di Patrizio Paciullo e Patrizia Perotta, e il nonno Rocco, al quale un ottimo Nanni Candelari regala una maestosa statura artistica. Intorno a questa modesta famiglia ruotano una serie di personaggi che portano tensione, gioia, in alcuni casi guai e dubbi. Una famiglia ebrea, un prete misterioso ed enigmatico, un ufficiale tedesco minaccioso, un amico di Enrichetto invischiato in traffici illeciti e pericolosi ed un portiere impiccione ma leale è l’intero universo microcosmo coinvolto in questa interessante narrazione ideata dal bravissimo Morici. Gli elementi della tradizione teatrale italiano sono perfettamente ravvisabili, come evidenti sono i riferimenti a “Napoli milionaria” di De Filippo ed a “Roma città aperta” di Rossellini.
La pièce di Claudio Morici, avvalendosi della partecipazione di attori di primissimo livello come i già citati Candelari, Di Gennaro, ma anche di Angelo De Angelis, magistrale nel difficile ruolo del parroco, può essere considerato uno splendido esempio di teatro civile e storico. Un racconto fluido e ben strutturato, che trasporta il pubblico lungo l’intera gamma emozionale umana, perfetto per riportare alla memoria degli eventi che troppo spesso rischiano di essere sommersi.